17 marzo 2009

Diario di un volontario

Febbraio 2009... la nostra passione per l'Africa ci ha spinto ancora una volta a partire per il Continente nero.
Siamo alla sesta missione e la nostra troupe si è raddoppiata, a me e Gioacchino infatti si sono uniti Angela, una dottoressa di Polizzi Generosa e Stefano Vernengo.
La partenza non è stata semplice; l'ambasciata nigeriana non ci ha rilasciato il visto per tempo e abbiamo perso i biglietti, ma il nostro entusiasmo non ci ha fatto scoraggiare. Prenotati nuovamente i voli, siamo partiti il prima possibile.
Dopo svariate e ben note difficoltà logistiche, di trasporto e di soggiorno, finalmente ci siam messi all'opera!
La prima tappa è stata Orlu, un paesino di oltre 20.000 abitanti, vicino a Owerri.
Presso il "Primary Health Center" abbiamo visitato oltre 300 pazienti.




Angela ha potuto effettuare anche molte visite ginecologiche e qualche piccolo intervento. Per l'intera settimana di grande aiuto sono stati Peter e la sua famiglia, regalando a noi in questo modo la possibilità di condividere la loro quotidiana realtà, affrontando serenamente ogni momento.
Solamente in un bambino si può vedere la fragilità umana; quando mi trovo tra quegli esseri umani che, anche da adulti, somogliano ai bambini ai quali si deve insegnare a camminare, entro a far parte di uan realtà diversa dal nostro paese, dimenticando gli orari di pranzo e di sonno; alcuni momenti si avverte una grande stanchezza, ma basta il sorriso di un bimbo felice di aver ricevuto le caramelle per farci sentire bene e rimetterci a lavoro.

Gioacchino ha fotografato puntualmente e solertemente i momenti più toccanti della nostra ennesima missione.

Stefano, in questa sua nuovisssima esperienza, ha offerto con nobile spirito di adattamento tutta la sua collaborazione dove e quando ce n'era bisogno.












Nella seconda settimana ci siamo trasferiti in Obowo, affrontando la Medical Mission presso l'ospedale di suor Carmela; con l'aiuto del dr. Zeb, del dr. Mike e del sempre presente dr. Higinius anche qui le visite sono state numerosissime (almeno 500) e alcuni interventi ci hanno costretto a lavorare fino alle ore serali.
Ma noi di Solaria non possiamo soltanto limitarci a curare gli ammalati due, tre volte l'anno, dobbiamo pensare anche a fare oculate scelte per investimenti futuri.
Esistono migliaia di altre cose che desideriamo ancora fare.
Quando in questi paesi vengono fatte proposte, perchè senza la dovuta ponderatezza, bisogna essere molto prudenti, altrimenti si spenderebbero fondi inutilmente. Dobbiamo vederci chiaro prima di impegnarci e creare false aspettative.
Per tal motivo ho preferito con il consenso degli altri volontari dare piccole somme di denaro (per loro interi stipendi) a qualcuno che studia donando 20 borse di studi, a nome di una nostra carissima donatrice, una donna che mi ha tanto commosso perchè segnata da una pesante malattia, ma che continua a pensare al fabbisogno altrui.

Nell'intervallo delle visite abbiamo rifornito le studentesse della scuola per infermiera di oltre 200 capi di abbigliamento nuovo che avevamo trasportato con noi. La distribuzione di un container inviato è stato affidato alla suora



... e non per ultimo sono state affrontate con i nostri piccoli fondi le spese di un intervento di tumore di una giovane donna.

Fatte tante considerazioni e discutendo a lungo ci siamo accorti che senza una nostra presenza continua tutto va perso. Gli abitanti di quei paesi non sono ancora in grado di stabilire una valida organizzazione, che si muova autonomamente; hanno fatto molti progressi ma ancora necessitano di tanto training. La nostra finalità rimane sempre quella di "veder loro pescare e non di porgere loro ogni tanto il pesce"; ancora nel paese del petrolio, dove anche stavolta siamo rimasti a piedi per mancanza di benzina, devono imparare tutto; un volontario che si reca in quelle terre è utile a insegnar a quella gente qualunque nozione di vita.

Purtroppo nonostante il nostro grande impegno, la crescita di "Air Solidarity Nigerian Ngo, affiliated by Solaria Association" è lenta, ostacolata da difficoltà di reperire fondi e risorse locali; siamo in trepida attesa di veder consolidare il progetto dell'ospedale (necessitano lettini, materassi, attrezzature...) con una sana gestione realizzando così il nostro grande sogno... veder sorridere gli occhi di un bambino.

E' vero che anche nel nostro paese esistono realtà degradate, ma questo non ci deve autorizzare a lasciare perdere chi è più lontano, dobbiamo occuparci di entrambi questi mondi. Nessuno deve avere un privilegio rispetto ad un altro.



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